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MEDE: l'orgoglio REGINA CASSOLO al CENTRE POMPIDOU di Parigi

Foto MEDE: l'orgoglio REGINA CASSOLO al CENTRE POMPIDOU di Parigi

CULTURA

A breve al Centre Pompidou di Parigi ci sarà una grande mostra d’arte sulle donne che hanno fatto l’astrattismo. Dal 5 maggio nelle sale del Centre, il cuore dell’arte contemporanea francese, inaugurerà “Elles font l’abstraction” dedicata alle donne che con passione si dedicarono all’arte astratta con magnifici risultati. Più di 500 opere e 106 artiste per tracciare questo magnifico percorso in rosa a partire dal 1860 in avanti. Tra i tanti nomi femminili ci sarà anche un orgoglio tutto lomellino: la futurista Regina Cassolo Bracchi, originaria di Mede che è uno dei nomi più rinomati della scultura futurista. Se siete curiosi di conoscerla meglio ecco di seguito qualche informazione che ho raccolto…
Il Futurismo era fondato anche sul disprezzo della donna. Poi arriva un’ ”esaltata” di nome Valentine de Saint Point che scrive “Il manifesto della donna futurista” in risposta a chi considerava le donne solo buone a fare la “calzetta”. Questa Valentine diceva che le donne dovevano essere le nuove Amazzoni, le novelle Cleopatra “le guerriere che combattono più ferocemente dei maschi, le amanti che incitano, le distruggitrici che spezzando i più fragili contribuiscono alla selezione, mediante l'orgoglio o la disperazione, la disperazione che dà al cuore tutto il suo rendimento”. Lasciamo de Saint Point ai suoi deliri per parlare di una vera donna futurista, l’unica artista del movimento insieme alla moglie di Filippo Tommaso Marinetti, Benedetta Cappa, che pochi conoscono anche come pittrice. Il nome della più famosa futurista è Regina stimata scultrice che ha visto i natali a Mede. A tutti è conosciuta come Regina (Mede Lomellina, 21 maggio 1894 - Milano, 14 settembre 1974) ma il suo nome completo è Regina Prassede Cassolo Bracchi. Nata da una famiglia di umili origini rimane orfana del padre a sei anni. Studia presso l’Accademia di Brera di Milano e si perfeziona in seguito a Torino ma già dalla metà degli anni Venti inizia le sue particolarissime sperimentazioni proiettate verso il moderno, il futuro, l’essenziale. Inizia a scolpire il gesso, il marmo ed il bronzo e solo in un secondo momento esplora nuovi materiali come l’alluminio, lo stagno e la celluloide. Nel 1931 la sua prima personale a Milano dove conosce i fondatori del movimento futurista che le chiedono di unirsi al loro gruppo. Nonostante aderisca ai manifesti futuristi, la sua produzione è un unicum, frutto di un’elaborazione tutta personale. Il tratto distintivo di Regina è una sorta di “less is more” che fa sì che materiale e volumi parlino una lingua sconosciuta fino a quel momento ma che verrà molto apprezzata in seguito. È questa sostanzialmente l’attualità delle opere di Regina: una donna che ha sempre espresso la sua creatività priva di legami, priva di tabù o di remore. Lei era ed essendo faceva. E quello che ci rimane, invito ad andare a fare un salto a Mede per vedere le sue opere, è una ricerca nelle profondità della materia e delle sue caratteristiche. Regina è una gloria della nostra Lomellina ma il suo nome ha varcato i confini geografici del paese che le ha dato i natali: recentemente vi sono state mostre a lei dedicate a Brescia ed in Sicilia e la sua produzione è molto amata in America, grande cultrice del movimento che spazzava via la Nike di Samotracia per il rombo del motore. Il motore di Regina era la curiosità e la voglia di sperimentare, di percorrere strade mai battute: l’uso del plexiglass come della celluloide lo si vedrà solo più avanti e negli anni Sessanta, quelli della sua terza sperimentazione, in cui creerà tra l’altro opere sul tema del suono delle campane e del linguaggio dei canarini. La scultura non è per tutti, ci vuole enorme sensibilità per estrarre da un materiale sordo come un pezzo di alluminio, di marmo o di bronzo un qualcosa di vivo, capace di suscitare emozioni. In scultura come in pittura non si può rinnovare se non cercando lo stile del movimento, cioè rendendo sistematico e definitivo quello che prima era considerato accidentale. E questa sistematizzazione delle vibrazioni delle luci e delle compenetrazioni dei piani produrrà una scultura del tutto innovativa. Ed è quello che fa Regina: con sintesi di volumi e materiali giunge alla costruzione di un oggetto che non ha corrispettivi nella realtà ma che in un qualche modo ne è un frutto derivato anche se alieno. Regina con gesto artistico e con fatica ricostruisce la sua verità, il suo mondo che è ancora visibile oggi da tutti e che continuerà a porre domande ma anche a fornire risposte. Regina lascia questo mondo nel 1974 ma da quel giorno è sempre più crescente l’interesse per le sue opere e l’esposizione al Centre Pompidou è l’ennesima riconferma della stima e del valore della sua preziosa ed appassionata ricerca.

02/08/2022

Paola Doria

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